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FOTO REPORTER - VERONIQUE HAENTJENS

20 août 2011

YEMEN

(Lo stato meno conosciuto della penisola arabica)

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Un paese noto soprattutto per i rapimenti dei turisti e i recenti attentati. Lo spirito d’avventura è la base di questo viaggio.

 

Premesse

Le guerre tribali imperversano. Si calcola che ogni yemenita (uomini, donne e bambini) possiede almeno 3 armi. Fuori delle grandi città lo stato è debole e il potere è nelle mani delle diverse tribù. Lo Yemen è una Repubblica giovane, unificata da appena 20 anni. Una democrazia che stenta a decollare. Durante la guerra del golfo, l’allora presidente non sostenne le sanzioni economiche deliberate dalle Nazioni Unite. Questa decisione comportò l’isolamento dello Yemen e l’espulsione di oltre 1 milione di lavoratori dall’Arabia Saudita. Dopo l’attentato alle Torri Gemelle, il governo appoggiò gli USA nella lotta contro il terrorismo ma non convinse del tutto. Infatti, è sospettato di ospitare membri di Al Qaeda. Appoggiando gli USA, i diversi clan yemeniti sono scontenti; diversamente, lo Yemen è isolato dal resto del mondo. Una situazione difficile da gestire!

 

Per chi ha viaggiato e visto molto, lo Yemen rimane un’esperienza diversa e in qualche modo unica. Luogo di un fascino straordinario che conserva un patrimonio culturale inalterato da secoli. Attraversando il paese, si ha la sensazione di essere circondati da fantasmi di sabbia.

 

SANA’A, capitale da 2.500 anni, è famosa in tutto il mondo per le sue case a torri con disegni geometrici sulle facciate (i tabù islamici vietavano, in passato, di riprodurre esseri viventi). Passeggiare nei vicoli della città vecchia è un incanto. Le sue moschee con i loro minareti che sovrastano la città sono in perfetta armonia con lo stile architettonico delle costruzioni. Pier Paolo Pasolini ha paragonato Sana’a ad “ una piccola, selvaggia Venezia posata sulla polvere del deserto, tra giardini di palme e orzo, anziché sul mare”. Il “Museo Nazionale merita una visita per la sua collezione di manufatti preislamici. Il Suq al-Milh, da vivere assolutamente, è uno spaccatodi vita yemenita dove si trova di tutto: dalle spezie ai tessuti, dalle famose jambiya (pugnali) che ogni uomo porta alla cintura alle munizioni, dalle oreficerie (possibilità di scegliere le pietre e farsi confezionare il gioiello, il tempo di sorseggiare il tè che vi sarà offerto) ai cd a dir poco “casalinghi”. Al suq del qat, si possono acquistare le foglie da masticare (con effetto “stimolante”). Piaga della società yemenita: oltre ad essere dannoso alla salute, gli abitanti spendono più del 30% del proprio reddito passando il pomeriggio e la serata a non fare nient’altro che…masticare chiacchierando! (Quasi la metà degli yemeniti vive sotto la soglia di povertà). Invece di coltivare prodotti agricoli necessari alla popolazione, le distese di qat sono ovunque.

Per rilassarsi, l’hammam è il luogo ideale e un modo per entrare in contatto con una realtà locale.

 

Sui Monti Haraz, molti villaggi meritano una visita, in particolare Al-Hajjarah. Sorge su uno spuntone roccioso, una posizione spettacolare con una porta d’accesso da non perdere. Al-khutayb, arroccato in cima ad una collina, è un luogo di pellegrinaggio per gli ismailiti. 

 

Per uscire da Sana’a è indispensabile noleggiare una macchina con autista yemenita. Lungo il percorso, numerosi posti di blocco chiederanno un lasciapassare rilasciato dalle autorità.

 

Baraqish, nella valle dello Jawf, non è menzionata dalle guide. Recarsi in questo sito per scoprire il villaggio fortificato (più di 2700 anni), ai margini del turismo di massa, è una tappa obbligata, sempre che si riesca a superare il posto di blocco. Dipende dai rapporti (molto tesi) tra i clan tribali che possono cambiare dalla sera alla mattina.

Non comprare pezzi antichi che i bambini cercheranno di vendere per pochi Ryal. Il governo non ha soldi per tenere sotto controllo il suo patrimonio culturale e comunque può costare caro passando la dogana.

 

Si arriva a Ma’rib scortati dalla polizia (a causa delle tensioni fra le tribù della zona). La vecchia Ma’rib appare come un miraggio, castelli di sabbia eretti con fierezza a ricordare un passato mai dimenticato. Non è difficile immaginarsi il passaggio di carovane attraverso le antiche vie dell’incenso. Peccato che fu danneggiata dai bombardamenti durante la guerra civile del 1962.

Di Mahram Bilqis, dedicato al dio sole, è rimasto ben poco: un muro alto 9 m e qualche colonna di 12 m. Il sito archeologico più famoso è Arsh Bilqis, il tempio a cinque colonne e mezza, dedicato alla luna.

Dopo il tramonto, non si può uscire dall’albergo. In questa regione il coprifuoco è d’obbligo!

 

 

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Attraversare il deserto di Ramlat as-Sab’atayn in 4x4 (circa 10 ore) per raggiungere Seyun passando per Shabwah. Un beduino farà da apripiste: è facile perdersi. Partire verso le 4 di mattina e fermarsi per ammirare l’alba bevendo tè o cafè con le tribù locali è uno spettacolo indimenticabile. I colori, le dune che a quanto emozioni non hanno nulla da invidiare alle montagne russe del luna park, il fruscio del vento, tutte sensazioni da provare e che danno l’idea di quanto possa essere sconfinato il deserto! 

Shabwah, antica città per lungo tempo scomparsa dalle carte, è in gran parte ancora sepolta dalla sabbia.

 

Lungo lo Wadi Hadramawt (lungo 165 km), fare una sosta a Shibam, la Manhattan del deserto con grattacieli (8piani) in mattoni di fango eretti su un’area di soli 500 m. Una città dove uomini e animali vivono in simbiosi.

Comprare il miele( il migliore e il più caro dello Yemen) confezionato allo stato grezzo (i favi direttamente nella scatola).

Tarim e Seyun meritano una visita per immergersi nel passato fastoso del paese, con palazzi principeschi.

 

Dirigersi verso l’oceano indiano attraversando il Wadi Daw’an, una vallata spettacolare dove si coltivava l’incenso e fermarsi nei villaggi che si arrampicano ai bordi del letto del fiume.

 

AL-Mukalla, cittadina portuale con un mercato del pesce animatissimo. Approfittarne per gustare i prodotti ittici freschissimi, cotti davanti a voi insieme a delle piadine in pozzetti “primitivi”.

 

Fare una deviazione per rilassarsi sulla bella spiaggia di Bir’Ali. Probabilmente sarete soli. Rimanere vigile, delle casette abbandonate sono il ritrovo di yemeniti che arrivano all’improvviso con armi in pugno per riunioni molto particolari. La decisione più saggia è andarsene. Non andiamo a cercare guai!

 

L’impressione che prevale è di un paese ad alto rischio. In realtà, le probabilità di essere coinvolti in attentati o rapimenti sono molto basse se si osservano alcune regole di base. Il nord, con la sua cattiva reputazione e i limiti imposti da ragioni di sicurezza, offre luoghi tra i più interessanti. Osare senza remore per essere avvolti dalla magia, da forti emozioni e rimanere sospeso nel tempo!

 

Véronique HAENTJENS

 

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